On dit que c’est la plus ancienne auberge du monde (1435), elle est même signalée dans le Guinness des records. Ici s’attablèrent l’Arioste, le Tasse, Carducci, Cellini, Le Titien et même Copernic. L'osteria assure un service d’œnothèque avec plus de 600 étiquettes de vins italiens. A tout moment, on peut accompagner le vin d'un pasticcio Estense, d'un gratin de macaroni en abaisse salée, de toasts de salama di sugo et, sur réservation, de cappellacci alla zucca. Adresse très animée à l'heure de l'aperitivo et en soirée le week-end.
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Avis des membres sur OSTERIA AL BRINDISI
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Anche se ho preso solo un tagliere di salumi misto il servizio, come il cibo sono stati eccellenti.
Ho notato la professionalità del cameriere e la sua disponibilità, e anche il modo in cui chiede "per favore" le ordinazioni alla cucina ahaha.
Il lambrusco che ho degustato è stato eccezionale, specificatomi ulteriormente dal cameriere che è di loro produzione e biologico (non è da tutti).
Conto giustissimo per quello che ho mangiato e COMPLIMENTI
Una visita alla meravigliosa Ferrara, dove si trova quella che il Guinness dei Primati certifica come essere la più antica osteria del mondo. Le prime notizie risalgono al 1435 dove l'osteria operava sotto il nome di Hostaria del Chiuchiolino (da Ciuc = ubriaco). Ha dato ristoro a personalità quali Benvenuto Cellini, Tiziano, Ariosto, Tasso.
Insomma non solo l'ambiente trasuda storia, ma anche la posizione (di fianco alla cattedrale di Ferrara) e le bottiglie provenienti da mezzo mondo con due dita di polvere sopra.
Ma veniamo a noi: l'oste, molto gentile e disponibile mi consiglia di iniziare a sorseggiare in attesa del pranzo un calice di Miniato di Francesconi Paolo, un interessante blend di Sangiovese di Romagna e Cabernet Sauvignon, che ho gustato con degli stuzzichini (ciccioli, formaggi).
Come primo piatto ordino un "Pasticcio di maccheroni alla ferrarese", una particolare proposta dolce/salata dove il dolce della pastafrolla si sposa molto bene con il salato dei maccheroncini che costituiscono il "ripieno" di questo tortino. Un piatto comunque da perfezionare e da riequilibrare in quanto il dolce prevale un po' troppo.
Accompagno il primo con un calice di Tajaven 2007 della Cà dei Quattro Archi, un Sangiovese Superiore Riserva di Romagna DOC.
Di secondo ordino un piatto che si rivela un inno alla gioia: un misto di bolliti con purè e salsa verde. Nel piatto c'era un "Cappello del prete (guanciale di maiale), dello stinco, manzo e la tipica salamina da sugo".
Il vino che mi è stato suggerito è un Bursòn riserva del 2005 fatto con uve Longanesi dall'azienda Agricola Randi: un vino veramente "unico", di certo non di facile bevibilità, ma di sicuro sorprendente a cominciare dal "naso" molto "selvatico". Il prezzo direi assolutamente onesto è stato di 38 euro.
Quando entri vivi una vera e propria esperienza che va ben oltre il cibo che, sicuramente buono e casereccio, ma uno sparo nel mucchio.
Il locale è davvero suggestivo.